La carriera artistica di Igor Scalisi Palminteri Igor Scalisi Palminteri 2

Dagli inizi della sua carriera artistica, ha esposto in numerose mostre collettive e personali. In alcune di queste, ha ricevuto premi e riconoscimenti importanti.

La sua espressività segue la strada iperrealistica per indagare l’animo umano e la sua identità. Ha sempre manifestato quella straordinaria capacità di raccontare il proprio mondo interiore, dando nuove forme alla ricchezza del suo stile. Capacità che ogni artista dovrebbe possedere.

Il rapporto con la madre, la voglia di oltrepassare i confini del visibile, l’osservazione delle cose attraverso il candore e la curiosità dello sguardo di un bimbo, sono tutti elementi che hanno concorso nella sua formazione artistica.

Tutte le sue produzioni pittoriche hanno segnato un cambiamento nel suo percorso. Percorso di cui ne interrompe i motivi ricorrenti per cercare di individuarne altri, ricollegandoli ai percorsi passati, attraverso la propria immaginazione.

Nelle sue opere pittoriche, l’artista palermitano giustappone oggetti distanti, formalmente inerti e sospesi, costruendo dei piani di dialogo solo attraverso l’atto del comporre cromaticamente e figurativamente. Gli oggetti rappresentati si ergono come protagonisti di un racconto analogico, autoreferenziale e allo stesso tempo comune e condiviso.

Un elemento costante nelle opere di Scalisi è la religiosità. I suoi santi, anche se attraverso una riproduzione moderna e del tutto originale, sono sempre stati capaci di ispirare uno strano senso di devozione. Si è sempre fatta viva, attraverso le sue opere, l’esaltazione della loro umanità. Del resto, un santo è prima di tutto un uomo, fatto di carne.

Lungo il percorso espositivo personale, Scalisi fa da guida alle sue stesse opere, e la prima cosa che tende a sottolineare è l’atteggiamento giocoso e gioioso che vede l’evoluzione delle sue opere. Discoli e vivaci come i bambini veri, infatti, i putti animano le pareti con il loro gioco sfrenato e la loro indiscussa spontaneità, aprendosi spesso a scene istintive e reali. In maniera ironica, ma estremamente devozionale, l’artista prende in prestito icone sacre e religiose e le mischia con l’immaginaria fantasia dei fumetti e dei cartoni animati.