Un muralista all’altare.

A un quartiere di periferia, fortemente cementificato, cresciuto come luogo commerciale e residenziale senza storia, la chiesa-opera di Igor Scalisi Palmenteri aggiunge significati fortemente (ma non solo) religiosi

“Sono un pittore di quartiere, il mio lavoro quasi per caso si è spostato dallo studio alla strada assumendo le connotazioni di neo/muralismo. Le mie radici sono nella strada e la mia visione dell’arte ha un approccio sociale, i luoghi fragili mi attraggono. Le opere che ho realizzato si legano sempre a ciò che succede attorno ad un muro che non è fatto solo di mattoni ma anche di persone.”

Si racconta così Igor Scalisi Palminteri, palermitano classe 1970, grande barba francescana, centoquindici chili per 1 metro e 84 centimetri di altezza: insomma una figura che non lascia indifferenti. Nel 1993, per sette anni ha fatto parte dell’Ordine dei frati minori cappuccini. Diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Palermo nel capoluogo siciliano si è fatto conoscere per i suoi giganteschi murali disseminati nelle zone più difficili della città. Di recente però con il sostegno del Comune di Milano ha dipinto anche un Sant’Ambrogio con il volto di un apicoltore lombardo sulla facciata di un palazzo di Corso XXII Marzo.

Sono immancabilmente le figure dei santi a costituire un basso continuo del suo immaginario, Palmintieri li rappresenta come esseri umani benevoli ma qualsiasi: sono neri con scarpette da calcio, bambini dallo sguardo diritto, donne dal viso scolpito. Il suo senso del sacro può apparire spiazzante ma di certo è potente e profondo. E dunque questo nuovo lavoro commissionatogli dalla Cei per Il Villaggio Mosè alla periferia di Agrigento arriva quasi come naturale, sebbene si tratti di  ben altra cosa di un murale. Ad Agrigento Palminteri si è impegnato nella riqualificazione del complesso ecclesiastico Cuore Immacolato di Maria, un edificio parrocchiale riprogettato insieme ai tre giovani architetti siciliani di AM3. In questo luogo Palminteri ha progettato e realizzato le opere d’arte e i poli liturgici: nello specifico l’altare, l’ambone, la sede del celebrante, il tabernacolo, il fonte e la vasca battesimale.

 

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Ci sono voluti due anni per la progettazione e quasi un anno per la realizzazione. Al termine della progettazione Palmenteri si è recato a Custonaci per la scelta del marmo. Dalle cave di quella zona proviene infatti il Perlato di Sicilia, marmo apprezzato nel mondo per il suo fondo di tonalità avorio chiaro. Palminteri ha scelto un unico blocco per realizzare ogni elemento scultoreo. Il marmo lo ha trattato poco, scolpito solo quanto basta: l’idea era di lasciarlo quasi grezzo, come se fosse stato cavato dalla roccia e posto sul luogo. In marmo è l’altare: sette tonnellate di pietra piena. Così per l’ambone: ottenuto senza legature, incollature o saldature. Così per la fonte battesimale: disegnata in negativo, scavando all’interno.

 

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Per la realizzazione delle opere, oltre al marmo, sono stati utilizzati legno di faggio e ottone. Quest’ultimo per la croce che ospita un preesistente Gesù in cartapesta di fine Ottocento. Ottone e legno anche per il portale (quattro metri per tre) fasciato all’interno di una facciata candida. Il portale è specchiante: “L’ho immaginato come una sorta di icona in cui ti puoi specchiare: un Santo che entra in un luogo Santo”. La realizzazione si ispira a una tecnica tradizionale che vede il rinforzo del legno ottenuto grazie a una copertura in metallo. Del resto Palmenteri, oltre che con gli architetti di AM3, durante tutto il periodo di realizzazione ha lavorato gomito a gomito con carpentieri, fabbri e marmisti locali.

 

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Il risultato finale è sorprendente. A un quartiere di periferia, fortemente cementificato, cresciuto come luogo commerciale e residenziale senza storia, questa costruzione aggiunge significati fortemente (ma non solo) religiosi. Da tempo sono note e discusse le difficoltà esistenti nel rapporto tra religione e arte contemporanea. Ma da molti indizi (la chiesa-opera di Palmenteri è solo uno dei vari) pare che il dialogo sia di nuovo avviato.

Via Huffingpost